La foresta del Monte Penna credo sia uno degli angoli di Liguria che più ti restano nel cuore, e non parlo di una località rivierasca.
Già da qualche tempo meditavo una visita per scappare dalla calura estiva, e invece, con sorpresa, oltre al fresco ho scoperto un luogo magico.
Ma procediamo con ordine.
Come si raggiunge il Monte Penna
Partendo da Genova si può optare per l’autostrada, con uscita Chiavari, da cui si prende in direzione Carasco e quindi, attraverso Borzonasca, la salita per la Val d’Aveto.
Io ho preferito evitare gli ingorghi autostradali e attraversare con calma la Val Fontanabuona, fino all’altezza di Cicagna, dove ho svoltato a sinistra in direzione Passo della Scoglina.
Da qui inizia uno spettacolo davvero incredibile, che solo la Liguria sa regalare: si sale in quota, sempre intorno ai mille metri almeno, e si ha sempre il contatto visivo con il mare.
Proseguendo verso Rezzoaglio si prende la strada in direzione “foresta del Monte Penna”.
E di foresta si tratta, senza dubbio…
La foresta del Monte Penna
Cominciando la salita con l’auto si apprezza subito il calo della temperatura. Poi, si fa più di qualche sosta lungo la strada, tanto per far scorta di fragoline e lamponi, delizie del territorio cui non riesco a resistere.
All’improvviso comincia ad apparire la foresta di faggi, pian piano che si sale e che si lascia alle spalle i castagneti.
Il passo del Chiodo, cui poi si giunge, è ad un’altezza di 1457 m.s.l.m., direi un’altitudine che garantisce in estate tanta frescura, e in inverno un paesaggio incantato.
Passando un po’ di storia, si può dire che queste zone erano abitate già 7000 anni fa dalle tribù celtiche dei Liguri.
Il progressivo stabilimento delle popolazioni, modificò l’area, con l’abbattimento continuo di alberi per favorire l’allevamento.
Successivamente, gli alberi furono usati anche dalla Repubblica di Genova per la produzione di remi per le proprie galee.
Chiavari era infatti uno dei principali centri destinati a questa lavorazione.
Quando poi nel dopoguerra l’area fu acquisita al controllo del demanio, si iniziò un piano di rimboschimento, i cui risultati lusinghieri sono sotto gli occhi di tutti.
La flora e la fauna della foresta del Monte Penna
La foresta di faggi corre senza soluzione di continuità per alcuni chilometri, modulando un paesaggio davvero unico, attraversato da sentieri, molti dei quali per la maggior parte in ombra.
La fauna tipica della zona vede la presenza di cinghiali, sempre loro, ma anche della lepre e della pernice rossa, una varietà di volatile abbastanza rara.
A me ha attraversato la strada anche un cucciolo di scoiattolo impaurito per il rumore dell’auto.
Ma se ci si allontana un po’ dalla strada gli incontri si fanno più frequenti e si viene avvolti da un’atmosfera davvero singolare.
Per certi versi sembra come ci si dovesse aspettare da un momento all’altro di vedere un folletto dispettoso sbucare da dietro un albero.
E la presenza di comunità celtiche nel passato in questi luoghi favorisce certe fantasie, comunque frequenti proprio per l’ambiente.
In auto si raggiunge il rifugio “Casermette del monte Penna”, ove è possibile anche una piacevole sosta gastronomica con prodotti tipici della zona.
Proseguendo poi lungo una sterrata transitabile si può arrivare anche all’altro rifugio Cai “Faggio dei tre Comuni”.
Punti di sosta importanti, soprattutto per chi si inerpica, estate e inverno, lungo i sentieri verso la cima del monte Penna, o per ciaspolate con il fondo innevato durante la stagione fredda.
Conclusioni
Sicuramente è una meta da tenere presente sia per i liguri sia per chi si trova in vacanza nella regione. E’ adatto a qualunque stagione dell’anno, potendo offrire un panorama davvero unico e un’ambientazione diversa nei vari periodi.
Per gli amanti del trekking sicuramente il Monte Penna non ha bisogno di presentazioni, ma in definitiva ben si adatta anche a chi vuol solo godersi un’immersione nella natura.
Per il fotografo naturalista, poi, grande è l’occasione di immortalare angoli di bosco che raccontano storie che si sviluppano tra i suoi rami, lasciando filtrare di tanto in tanto la luce del sole, e offrendo un riparo insostituibile per gli animali.
Per l’attrezzatura non può mancare il grandangolo, qualunque sia la caratteristica di quello che si possiede.
Anche se il filtro polarizzatore fa perdere un paio di stop, è comunque sempre buona norma averlo montato.
Indubbiamente per l’attrezzatura è preferibile in questo caso avere, a mio parere, lo zaino fotografico in luogo della borsa.
Detto questo, non resta che partire…