Gita di un giorno, non lontano da Genova, a Ponte Organasco. La ricerca di borghi storici questa volta mi ha portato in Val Trebbia, scavalcando l’immaginaria linea di confine che separa la provincia di Genova da quella di Piacenza.
Val Trebbia
La Val Trebbia è una vallata in cui la storia ha scritto fatti degni di nota. Il vicino centro cittadino di Bobbio rimanda ad importanti figure della Chiesa, come San Colombano, che ancora oggi rappresentano un simbolo indelebile.
Poi, se si considera l’influenza della Repubblica di Genova, da un lato, e delle potenti famiglie nobili locali, dall’altro, ben si comprende l’importanza di tutta questa vallata.
Nel crocevia tra le provincie di Genova, Pavia e Piacenza sorge un borgo che già aveva attirato la mia attenzione durante una mia ricerca in rete: Ponte Organasco per l’appunto.
Ponte Organasco e la sua storia
Piccolo borgo ben conservato, sorge immediatamente sotto la strada principale della Val Trebbia. Parcheggiata l’auto, si raggiunge a piedi il paese e subito ci si immerge in un altro mondo. Le stradine lastricate, le case rigorosamente in pietra, la chiesina accanto al palazzo nobiliare: tutto è al posto giusto.
Proprio il palazzo nobiliare attira l’attenzione: il suo volto sorretto da colonne in pietra rimanda ad un passato che si perde nel Medioevo. Dapprima mastio difensivo (XI secolo), fu poi ampliato dalla Repubblica di Genova a edificio romanico gentilizio, addirittura con un camminamento di ronda chiuso.
L’ampio cancello inibisce l’ingresso al sistema di volte, anche perché è una dimora privata, ma si riesce lo stesso a godere di una bella immagine d’insieme.
La cappella attigua, leggendo il vicino cartello informativo, in realtà risultava essere in origine una costruzione minore, adibita a massarium. Tra i personaggi noti del passato e qui ospitati spicca il vescovo di Bobbio Sant’Antonio Maria Giannelli.
Continuando a camminare lungo il percorso principale del borgo, si aprono di tanto in tanto, a destra e a sinistra, brevi percorsi, che si perdono, ora in un nuovo portone, ora scendendo in un passaggio che, uscendo dal paese, conduce al fiume Trebbia.
Il tutto avvolto da un silenzio quasi irreale. E’ incredibile: mi aggiro da sola tra le case, scattando fotografie indisturbata. Se si eccettua il saluto a due persone, avrei detto di trovarmi in un paese completamente disabitato. E’ una strana sensazione, ma per me, che faccio fatica ad immortalare i soggetti, costituisce la situazione ideale.
Il giro si chiude in breve, troppo in fretta, il borgo non è molto ampio, però è davvero meritevole, perché comunque rappresenta il giusto connubio tra storia, architettura e “palestra fotografica”.
Prima di risalire in macchina, mi fermo alla piazzetta iniziale dove una fontanella cadenza il tempo con il tintinnio dell’acqua che scivola giù. Tanto per confermare il silenzio che c’è: si sente il cadere a terra del sottile rivolo d’acqua.
Ritorno al presente
Pian piano che mi lascio alle spalle la piazzetta, attraverso velocemente i secoli per ritornare prepotentemente ad oggi. L’ultimo muro in pietra che delimita un giardino privato lascia il posto alla strada asfaltata, quindi alle auto parcheggiate ai suoi lati. Infine, salgo nella mia e mi dirigo all’incrocio con la strada statale della Val Trebbia, con il suo traffico frenetico. In cento metri ho attraversato dieci secoli, un passaggio davvero veloce …